7 Agosto 2007, Ciudad de México

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Seconda giornata a Città del Messico, dedicata alla visita della città.

Ancora allo Zócalo visitiamo il Palacio Nacional, all’interno del quale si trovano i Murales di Diego Rivera. Scatto diverse foto ma in verità non li trovo così straordinari. Impara l’arte e mettila da parte?

Ben più interessante è invece il mercato che si estende per diverse vie vicine allo Zócalo, dove si compra di tutto e si possono assaporare numerosissimi prodotti tipici messicani (o comunque tipici delle zone tropicali).

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo il Museo Nacional de Antropología dove sono esposti numerosissimi e spettacolari artefatti delle diverse civiltà pre-colombiane.

Gran parte del gruppo si da infine appuntamento nella Zona Rosa per cenare e pianificare insieme le successive tappe del nostro percorso.

La notte la passiamo in pullman,  diretti a Oaxaca. In Messico infatti il trasporto passeggeri a lunga distanza viene effettuato su strada, con alcuni grandi operatori di pullman di gran turismo. Sono famosi per avere una classe di Gran Lusso con sedili reclinabili ed ultracomodi. Per le nostre tasche europee, la tariffa di extra lusso è comunque estremamente conveniente, specie considerando che sfruttiamo la notte per il trasferimento.

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6 Agosto 2007, Ciudad de México, Teotihuacán

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Il programma di oggi prevede una visita a Teotihuacán, una grande città edificata dalle antiche civiltà mesoamericane.

È appena fuori dalla città e ci si arriva con uno dei numerosissimi servizi di bus messicani.

Con la metropolitana giungiamo a quello che dovrebbe essere un terminal dei mezzi pubblici ma che in verità pare più un mercato costruito al centro di uno svincolo autostradale… in orario di punta…

Gente ovunque sui marciapiedi: chi parte, chi arriva, chi è solo lì per fare la spesa. Nelle strade vige un caos di veicoli in transito, dai taxi ai bus più capienti. Però in fondo c’è ordine.

In Messico non si butta via niente e, anzi, sembrano provare gioia alla possibilità di recuperare gli scarti del consumismo nord-americano.

Tutto questo per dire che i mezzi pubblici altro non sono che vecchi bus o furgoni americani pronti per la rottamazione, ripitturati e rimessi in condizione di guida. Ovvio, scordiamoci aria condizionata,vetri puliti e privi di crepe, sospensioni morbide e motori silenziosi!

Il bus diretto a Teotihuacán non è da meno e una volta a bordo si parte! Il viaggio è lunghissimo, tra il traffico e le strade sconnesse ed il bus non proprio modernissimo ci mettiamo più di un’ora per percorrere poco più di 40Km, comprese le fermate intermedie.

Giunti al sito assoldiamo una guida locale, Ilario, che ci guida nel nostro giro. Parla spagnolo, ma piano e in maniera semplice e praticamente tutti lo capiamo.

Evito qui di ripetere quello che sostanzialmente uno può leggersi per i fatti suoi su Wikipedia :-)

Il tempo è un po’ instabile, si alternano momenti di sole caldissimo e brevi piogge. Forse in realtà è meglio così visto che non ci sono alberi o aree riparate in ombra e almeno mi sono tolto lo sfizio di arrampicarmi fino alla cima della piramide della Luna!

Altro bus di ritorno ed il pomeriggio ci dividiamo in più gruppi per visitare la città. Lo Zócalo è la piazza principale, dove c’è una enorme (e dico enorme) bandiera nazionale. Sulla piazza si affaccia la Cattedrale Metropolitana, realizzata in un ornatissimo stile barocco, appesantito oltremodo all’interno da decorazioni in oro, statue di ogni ordine e dimensione e pesanti cancelli che chiudono le varie cappelle laterali.

Per cena ci diamo appuntamento a Plaza Garibaldi, luogo di raduno dei Mariachi e lì ceniamo e balliamo. I Mariachi sono come dei jukebox viventi: finché gli dai soldi, loro suonano, altrimenti si spostano da un’altra parte.

Fenomenali.

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5 Agosto 2007, Malpensa, Zurigo, Dallas Fort Worth, Ciudad de México

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Pronti si parte! Altro viaggio “discovery”, altra destinazione d’oltre-oceano. Altra prenotazione praticamente last-minute, sta quasi diventando una abitudine!

L’appuntamento è a un’ora indecente del mattino a Malpensa, gentilissimo il fratello di Cristina che ci accompagna fin là in macchina. Poverini invece Alba e Pierda che arrivano in treno da Roma. Per loro AnM non ha previsto un volo dalla capitale e si sono fatti una traversata notturna di mezzo stivale. Li troviamo mezzi assopiti in un lounge nell’area di check-in.
Pian piano arrivano tutti, compreso il coordinatore e ci accodiamo al banco per il nostro volo Swiss per Zurigo (il volo transatlantico lo prenderemo da là).
Il referente AnM è isterico, siamo ancora in coda ed il volo è già annunciato, rischiamo di perderlo e sono cazzi! Povero ragazzo, merita almeno un mese di riposo e una disintossicazione da caffeina. Sempre che sia quella la causa degli occhi rossi e l’espressione stravolta…

A Zurigo incontriamo gli altri del gruppo giunti in volo da Roma. Con loro Avventure è stata più gentile, anche se però in verità il viaggio era stato aperto ai soli milanesi (non erano cioé previste partenze dalla capitale).

Ad ogni modo ci imbarchiamo sul volo American Airlines diretto a Dallas Fort Worth. La solita paranoia americana ci impedisce di fare il check-in tutti insieme, così in cabina ci ritroviamo un po’ sparpagliati, ma almeno abbiamo la scusa per alzarci, visto che siamo impacchettati come delle sardine… terribile… mai più viaggerò con AA… al posto del film hanno trasmesso vecchi episodi di “Cheers”… e le hostess erano talmente brutte ed antipatiche che pensavo (speravo!) fosse tutto uno scherzo.

A Dallas Fort Worth altra dose di paranoia americana: dobbiamo ritirare i bagagli… caricarli sui carrelli… passare una porta e rimetterli sul nastro. Roba da matti! Memore della triste esperienza dei miei compagni di viaggio dell’estate scorsa, saluto amorevolmente il mio zaino, sicuro di non vederlo prima di un mese.
Altro volo American Airlines, altra triste esperienza. Sembra un vecchio DC3 ri-pitturato a nuovo (fuori) e incollato alla meglio (dentro)!

Sono preparato al peggio per quanto riguarda il Messico, ma non sapevo che il terzo mondo iniziasse già nel Texas. Oh God. Non so perché ci spiegano le misure di sicurezza, non ci sono tante speranze di salvarsi gonfiando il giubbotto salvagente!

Al tramonto del giorno più lungo della mia vita eccoci in discesa sopra Città del Messico! E’ oramai sera ed è tutto buio, poi ecco che dietro una montagna… appare una distesa infinita di luci. Città del Messico è vastissima! Inimmaginabile! Cresce in ogni direzione e non si arresta davanti alle montagne… prosegue anche oltre! Salvo quella che sembra essere la zona commerciale, sono tutte palazzine di massimo tre piani, affacciate su strette vie desolate che si intrecciano con superstrade a 3 o 4 corsie pienissime di traffico.

Finalmente a terra, nel terminal sembra il paradiso del risparmio energetico. L’aeroporto è illuminato solo da flebili lampadine da 60W e ovunque regna un senso di calma e di malinconia. Quasi di angoscia.

Le autorità messicane per non essere seconde agli americani, ci danno una razione doppia di misure di sicurezza, con una quantità di moduli da compilare inverosimile. Non solo vogliono tutti i nostri dati e sapere dove alloggeremo… sembra siano intenzionati a conoscere l’intero nostro percorso, specie quando partiremo. Siamo i benvenuti…

Ovviamente per uscirne vivi ci concordiamo su una risposta verosimile sebbene sappiamo tutti che un viaggio discovery è tutt’altro che… prevedibile…

A notte fonda usciamo dal terminal e ci imbarchiamo su dei mega-taxi. E qui le cose cambiano parecchio.

Se l’aeroporto ci dava un senso di relax, come da luogo comune sudamericano, la realtà cittadina è il contrario. I tassisti fanno a gara tra di loro dribblando un traffico caotico e velocissimo.
Pazzi.
L’autoradio batte un ritmo incalzante di acid-house mentre un piccolo messicano dietro un volante di tre misure troppo grande, volteggia da una corsia all’altra, ignorando stop, semafori, dossi, precedenze. In pochi minuti ci scaricano davanti all’albergo, un decentissimo 4 stelle Albergo Monte Real.

Collasso.

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