20 Agosto 2008, Fish River Canyon, Aussenkehr

Albero Faretra

Il Fish River Canyon è un canon scavato dal fiume… Fish River… in una cosidetta rift valley. In pratica si tratta di un canyon nel canyon (casomai interessasse a qualcuno).

Scendere nel canyon significa impegnarsi in un trek di almeno 3 giorni ma serve una settimana per visitarlo tutto. Noi siamo dei day hickers e l’unica possibilità sono i viewpoint posti al bordo. La vista è splendida e rende bene l’idea della profondità dela gola. Giù in fondo si vedono anche delle pozze d’acqua, segno che il Fish River non si prosciuga del tutto durante la stagione secca.

I colori delle rocce, la larghezza e la profondità della gola ricordano molto il Grand Canyon americano ma l’assenza di turisti e la semplicità delle strutture lo rendono da un lato più genuino e dall’altro però meno apprezzabile visto che lo si può vedere solo dall’alto.

Sulla mappa segnalano la “Vespa on a Rock”, uno dei punti di interesse a fondo valle. Cosa può essere…? Fortunatamente c’è una foto sulla mappa che ritrae in effetti il relitto di una Vespa Piaggio! Come ci sarà arrivata? Fantastichiamo su falliti viaggi Roma-Città del Capo… oppure tifoserie ultras coloniali… o chissà cos’altro… Ma resta solo un piccolo pezzo di italianità segnalato su una mappa per noi, nulla di più.

La visita al Canyon si risolve così, con qualche view point e una infinità di foto al canyon e agli alberi faretra.

Al campeggio consultiamo le nostre guide alla ricerca di una attività pomeridiana. La Lonely si è dimostrata molto imprecisa in questo viaggio, con prezzi sbagliati e segnalazioni di ristoranti chiusi da anni, quindi la ricerca non è così immediata. Ai-Ais sembra un luogo interessante. Ci saremmo accampati lì ma il centro ricettivo è chiuso per restauri. Okay, ma non possiamo comunque farci un giro per visitare il fiume e le terme? La ranger ci informa che no, tutta l’area è chiusa e pure protetta da guardie armate. Okay, desistiamo.

Dobbiamo però almeno fare benzina e la ranger ci indica la strada per una stazione poco distante (15km) e via, qualcosa da fare l’abbiamo trovato! La Cañon Road House è immersa nel nulla più totale ed è una oasi di vita, civiltà e… stile! Il nome spagnoleggiante serve a sottolineare l’idea di una stazione da Route 66 dei tempi d’oro, con un decor interno fatto di paraurti cromati, targhe, cerchioni e tanti altri elementi dei famosi fifties.

Rifornimento e rinfresco e poi, mappa in mano, puntiamo a sud, determinati nel raggiungere il fiume Oranje che segna il confine con il Sudafrica e concludere simbolicamente la traversata nord-sud della Namibia. Noordoewer sembra un centro interessante ma è troppo lontano e decidiamo di puntare su Aussenkehr.

La strada è comunque lunghissima, desolatissima, priva di qualsiasi segno di vita (umana ed animale) salvo per qualche farm disperso in questo paesaggio lunare.

Una collina… una valle… nulla…

un’altra salita… vediamo cosa c’è di là… nulla…

alla prossima torniamo indietro, dai…

dai che è dietro quella collina… la prossima…

Improvvisamente una township, una distesa di casette rettangolari di paglia e lamiera tra stradette sterrate. Oh cielo dove siamo finiti! Non ci possiamo certo fermare qui! E fare inversione non è una furbata, bisogna andare ancora avanti. Poco oltre la collina ecco snodarsi, calmo, l’Oranje e nella piana giù in fondo… una immensa area verde di coltivazioni e filari regolari!?

Dopo le tante ore nel deserto e la botta della township, quel verde sembra ancor più luminoso ed inverosimile e vi corriamo incontro, quasi come ipnotizzati. Una volta raggiunte scopriamo che sono vitigni! Un cartello indica la svolta per un lodge e lo seguiamo così forse possiamo fare il nostro pic-nic in riva al fiume, contando magari sul supporto di un bar.

Il lodge è costruito solo in parte. Una buona metà è ancora in costruzione ma è già evidente che si tratta di un’oasi di civiltà, lusso e tranquillità distante anni luce dal villaggio delle manovalanze indigene visto prima!

Al bar una birra costa N$ 14, una fortuna, un record nel nostro viaggio sinora, indice che man mano che ci si spinge verso sud i prezzi aumentano. Non importa se è circa un euro e siamo in paradiso.

Altro copertone a terra, altra sostituzione lampo e via verso il campeggio, riattraversando a ritroso quella desolazione che ci aveva tanto ipnotizzati all’andata. Chissà com’è, però, che i viaggi di ritorno sembrano sempre più brevi?

Di nuovo a Hobas gli altri vanno al canyon per il tramonto, io resto al campeggio a farmi una doccia con calma. Basta macchina per oggi.

Namibia 2008

19 Agosto 2008, Helmeringhausen, Bethanien, Seeheim, Hobas, Fish River Canyon

Seeheim Hotel

Oggi possiamo alzarci tardi. 6 e mezza.

Ma… Ma… Maledetti sciacalli! Non vi bastava la mia scarpa? Vi siete messi a rovistare tra le scatole e i bidoni a caccia della nostra colazione? Sparisce il caffè e una ciabatta (?!) di Giancarlo, entrambi recuperati poco lontano. Non è possibile.

Smontiamo il campo e ci avviamo per il trasferimento più lungo previsto nel programma: 520km, sempre verso sud, fino al Fish River Canyon.

Il percorso è terribilmente noioso, fortuna che ci sono un paio di occasioni per fermarci lungo il percorso. Il primo è a Helmeringhausen, un ristoro molto accogliente noto per la migliore torta di mele di tutta l’Africa (ancora?) ma è il tè al rooibos che mi interessa particolarmente. Ha un sapore molto simile al tè comune, ma è molto più forte, più ricco e più dolce e va giù che è un piacere. Non l’ho ancora trovato dalle mie parti (a parte forse in qualche costosissima erboristeria) ma lo consiglio vivamente, specie a chi piace il tè nero.

Ancora un po’ di strada e siamo a Bethanien per provare a fare la spesa. Il supermercato è assai povero come in verità tutta la cittadina. Qui sembra davvero l’Africa dei documentari: povertà ovunque e senso malinconico di abbandono.

A Seeheim fanno i migliori toast dell’Africa australe (?!) ma data l’ora credo che anche se si trattasse dei peggiori non avremmo fatto storie. Comunque meritano davvero. Il Seeheim Hotel è un grande palazzo in stile nord-europeo che sembra un incrocio tra la villa di Psyco e la casa degli Addams e sicuramente fuori luogo nel panorama desertico e brullo che la circonda. Il meglio però è all’interno, nel bar: un autentico monumento al cattivo gusto. Sulle pareti ci sono busti imbalsamati di tutti i possibili animali selvatici, compresi tutti quelli che abbiamo visto fin’ora: orici, zebre, springbok… una carneficina.

Però non si sono fermati a questo. Se il busto è fissato al muro come trofeo, la parte posteriore è fissata dietro il bancone del bar ed adibito a spina per la birra. Sì, esatto, la birra esce… da lì…

Si salvano per i toast ma decidiamo di andar via di corsa. Al tramonto, dopo un lungo tragitto che finalmente ci ha visti ricongiungere con il lusso delle strade asfaltate siamo a Hobas, il campeggio in prossimità del Fish River Canyon.

Namibia 2008