16 Agosto 2007, Chichicastenango, La Antigua

Il mercato di Chichicastenango è uno spettacolo incredibile. Non ho mai avuto una gran passione per i mercati, forse perché lo shopping stesso non mi entusiasma più di tanto. Ma qui, oggi, sarei preso a sassate e trattato come un infedele senza dio. Il centro di “Chi chi” si trasforma in un enorme bazar, con centinaia di bancarelle tirate in piedi con lunghi pali legati tra loro e teli di nylon usati come protezione dalla pioggia o dal sole (o da entrambi!). Qui si vende tutto, dalle pentole alle maschere di legno, ogni tipo di frutta o verdura e prodotti artigianali tipici come borse, magliette, maglioni, berretti, dalle ricche geometrie e colori arcobaleno. Si può anche mangiare, esattamente come a Oaxaca, ma tutto è improvvisato, come una sagra paesana che però si ripete tutte le settimane, di Giovedì e di Domenica.

I clienti che si avventurano tra le vie, in questo labirinto commerciale sono solo per metà turisti, il che dà al mercato stesso una connotazione ancora più genuina. Gli altri sono tutti del luogo, giunti dalle campagne apposta per comprare e vendere ciò che serve e ciò che producono loro stessi.

Al centro del paese, nell’epicentro della tendopoli, c’è la chiesa di Santo Tomás, luogo di venerazione cristiana e pre-cristiana allo stesso tempo. Dentro si venerano i santi cristiani accendendo candele, fuori c’è lo sciamano che toglie il male bruciando l’incenso.

Questo spettacolo fuori dal mondo mi fa immaginare a come dovesse essere la vita in Europa nel medioevo, dove il giorno di mercato era l’appuntamento fisso per allontanarsi dai campi e trovarsi tutti in città per uno scambio, non solo di materiali.

Se il caos e il traffico di persone non fosse sufficiente, appena fuori dal mercato le cose peggiorano. Le “camioneta” (altrimenti noti come chicken bus) cercano di passarsi lungo stradine fin troppo strette già solo per le auto… figuriamoci quando due si incontrano ad un incrocio. Più piccoli minibus a 6 posti caricano persone e borse per almeno tre volte la capacità consentita mentre decoratissimi pick-up trasportano quello che pare essere un intero paese per volta.

Un andirivieni caotico e maniacale. Sembra quasi che ci sia il panico di non poter arrivare o partire in tempo.

Mi fermo ad un incrocio a godermi questo spettacolo, questo mondo così straniero e lontano dai nostri centri commerciali ordinati ed inanimati.

In mezzo a tutta questa energia, spunta un ragazzino, pare poco più che dodicenne, che trasporta una cesta in vimini stracolma di pompelmi. Non so, un piede messo male o una spintonata accidentale ed ecco che la cesta gli vola e la strada si riempe di pompelmi che rotolano ovunque, di un giallo talmente forte che sembra quasi fluorescente al rispetto della via lastricata.

Da semplice spettatore mi sento di voler far parte dello spettacolo così gli do una mano a raccoglierli. Non c’è tempo per chiacchierare (e comunque non saprei cosa dire, senza il mio fido interprete…), giusto un timido grazie e via. Il tempo corre.

Dopo pranzo si parte per arrivare per sera ad Antigua. Il Flor De Maria che già faceva fatica con noi e le nostre borse, si ritrova ora con un carico di bagagli raddoppiato. Tutti hanno acquistato qualcosa e ne vanno fieri, quasi fosse un bottino di guerra conquistato a suon di ribassi sui prezzi ed offerte irrinunciabili. Io no, non voglio avere un qualche oggetto cui dover badare per il resto del viaggio.

A La Antigua Mario Travel ci ha trovato un albergo in tipico stile coloniale con tante piccole stanze che si affacciano in una stretta corte interna. La sera vinciamo la fatica e facciamo un piccolo giro nel paese… non contenti andiamo anche in un club notturno… per poi crollare in albergo alle prime ore del mattino.

12:23 am Mexico Discovery 2007
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