27 Agosto 2006

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Arriviamo a Malpensa poco dopo pranzo. Un meraviglioso e memorabile viaggio si conclude tra gli abbracci di tutto il gruppo.

Alla prossima!

TransAmericana Discovery 2006

26 Agosto 2006

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L’ultimo giorno.

Faccio una rapida puntata a Coney Island per simbolicamente toccare l’altro oceano (dopo Morro Bay) e poi dritti in albergo a prendere i bagagli e di lì con un mini-bus arriviamo a JFK.

TransAmericana Discovery 2006

25 Agosto 2006

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Da solo vado ad esplorare le periferie a Harlem e Bronx. Ho sempre preso in giro la cinematografia americana per tanti difetti, tra questi anche la corrispondenza diretta e continua tra lo stato d’animo del protagonista e il tempo atmosferico circostante.

Insomma, se il protagonista è triste, piove.

Mi devo ahimé ricredere.

Ha sempre fatto bel tempo per tutto il viaggio. Certo, c’erano dei rovesci qua e là, ma non hanno mai guastato la giornata e addirittura ci hanno costretti a saltare il campeggio proprio laddove speravo di dover ripiegare in un Motel.

Stamattina però piove. E sono triste. I quartieri a nord di Manhattan sono abbastanza poveri e si vede, quindi non trovo molto sollievo nel paesaggio.

Dopo pranzo (e una breve traversata in Central Park) ci si vede al MoMA che il Venerdì pomeriggio è ad accesso gratuito. Non credo che avrei mai speso del denaro per un museo di arte moderna ma se è gratis, forse un minimo di interesse lo trovo…

Mentre alcuni di noi salgono sull’Empire State Building per una vista notturna sulla città, io scelgo di unirmi al gruppetto che si fa strada verso il ponte di Brooklyn.

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24 Agosto 2006

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Con Lorenzo vado alla City Hall per vedere di farci togliere la multa. Dopo un mini-processo («giuro di dire la verità, solo la verità, nient’altro che la verità») non abbiamo sconti, la multa va pagata e basta, nonostante stessimo scaricando i bagagli davanti all’albergo.
Esploro il Downtown tra Wall Street e Ground Zero. La sensazione è quella di trovarsi circondato da palazzi al cui interno vengono gestite grandi ricchezze.
Non siamo più a San Diego o a Chicago, qui si bada poco all’estetica o alla dimensione umana.
La parola chiave è il denaro. E ce n’è tanto. Il New York Stock Exchange è imperdibile, sia per una enorme Stars and Stripes grande quanto la facciata, sia per l’impressionante presenza di forze dell’ordine, armate fino ai denti.
La passeggiata prosegue (una volta ricongiunto con parte del gruppo) attraverso Chinatown e Little Italy.
Alla sera non ci lasciamo fregare e ci dirigiamo subito alla Meatpacking District. Come per Milano, si sa subito che è la zona VIP per i prezzi incredibili dei menù. Il “Pastis” è un locale famoso e alla moda, ma per un gruppo numeroso come il nostro è improponibile trovar posto, che invece troviamo in un locale poco distante, stile diner americano.

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23 Agosto 2006

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A mezzogiorno siamo a New York City!
Il nostro viaggio è terminato, siamo giunti al traguardo con 3 giorni da dedicare alla Grande Mela.

Il nostro albergo è il Super 8 Motel nella 46a strada (tra la 5 e la 6 avenue), quindi proprio in centro Manhattan, a un passo da Times Square. Ovunque c’è gente, traffico, rumore, caos. Eppure alla fine tutto funziona e anche bene.

Forse pure troppo visto che lasciamo la nostra auto in divieto di sosta per forse mezz’ora e riceviamo una multa da 115 euro!

Cerchiamo di organizzare l’esplorazione della città ma non è molto semplice. Innanzitutto a Times Square ci rivolgiamo al centro di informazioni turistiche, ma la ragazza addetta al banco dei mezzi di trasporto è tutt’altro che disponibile e cordiale.

Anche per strada, se ci fermiamo per consultare la mappa (o semplicemente per prendere insieme una decisione), veniamo spintonati ed invitati a farci da parte. Le strade sono gremite di auto ed i marciapiedi di persone, trovare le insegne della Subway è dura, soprattutto quando i cartelli sono a mezzo metro dal terreno, ma alla fine ci riusciamo. La classe non è acqua!

La metro per un motivo che non sono ancora riuscito a comprendere, è caldissima, insopportabilmente umida. Un clima opposto a quello in superficie dove invece fa fresco.

Esploriamo la stazione di Grand Central, la Fifth Avenue, La cattedrale di St. Patrick.
Trascorriamo la serata tra Washington Square Park e Greenwich Village che le guide indicano essere il cuore notturno della città. Anche qui come infinite altre volte in questo viaggio, vige la più totale tranquillità già prima di mezzanotte. Inutile chiedere aiuto ai passanti, ci ignorano!

Gli unici che ci danno retta sono altri turisti come noi che, non sorprende, cercano le stesse informazioni che cerchiamo noi. Alla fine scopriamo che la vita notturna va a “mode” e che Greewich Village è tramontato e il quartiere da frequentare è la Meatpacking District.

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22 Agosto 2006

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Oggi raggiungiamo una delle principali attrazioni americane: le cascate del Niagara!

Ancora una volta, a pochi passi dalla meta, il nostro percorso subisce un arresto improvviso: abbiamo una gomma a terra. Sentita la compagnia di auto-noleggio veniamo diretti ad un gommista locale. Dopo numerose telefonate questi ci fa sapere che potrà ottenere un copertone nuovo per l’indomani, ma noi non abbiamo tempo! Il viaggio volge alla fine e vogliamo avere quanto più tempo possibile da dedicare a New York City e questi ritardi sono per noi inaccettabili.

D’altronde in America non è abitudine cambiare solo il copertone in caso di foratura, cosa evidente visto che il garage è completamente vuoto. La Alamo infatti ci costringe a tornare a Buffalo per… sostituire il veicolo!

Il concetto di “pit stop” è quindi una specialità tutta europea? Passeremo da Buffalo più tardi, prima le cascate. Col battello “Maid of the Mist” arriviamo fin quasi sotto le cascate. Se “mist” vuol dire nebbia, Milano è una città secca visto che ne risultiamo completamente lavati nonostante gli impermeabili.

In maniera simbolica alcuni di noi attraversano il ponte sopra il fiume Niagara per mettere piede in Canada.

Durante il pranzo a base di hot-dog pianifichiamo il resto del viaggio. Alcuni vogliono partire subito alla volta di New York, altri invece preferiscono prendersela con comodo, passando da Buffalo a prendere la nuova auto e trascorrendo una notte a metà strada.

Non mi ricordo quale fosse il motivo, comunque scelgo il secondo itinerario. Boh. E pensare che è prevista una sosta ad un Factory store… All’aeroporto di Buffalo acquisiamo un nuovo veicolo giusto per la giornata e mezza fino a New York City! Al tramonto siamo dalle parti delle Finger Lakes alla ricerca (per l’ultima volta!) di un albergo per la notte. Anche nello stato di New York i negozi ed i ristoranti chiudono presto, quindi cena a McDonald’s lungo l’autostrada e pernottamento in un motel Super 8.

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21 Agosto 2006

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Controvoglia, abbandoniamo Chicago diretti ancora più a est.

A mezzogiorno arriviamo a Nappanee, una comunità Amish, ovviamente non prima di esserci persi più volte.

Gli Amish seguono una fede di stampo cristiano che mira ad eliminare il più possibile le necessità di dipendenza dai non-Amish nonché le possibili fonti di conflitto interno. Per questo motivo cercano una vita semplice e frugale, limitando al minimo l’uso di elettricità, combustibile e tecnologia. Gli Amish sono particolarmente noti per il loro modo di vestire e per la predilezione dei carri trainati dai cavalli. Chiaro quindi che quando iniziamo a vedere un po’ troppi di questi carri capiamo di essere nel posto giusto. Pranziamo in quello che deve essere il loro equivalente di un autogrill: una semplice palazzina nel prato, con cibi semplici fatti in casa con ingredienti genuini.
Non a caso le loro origini sono svizzere, ovunque regna un senso di pace, di ordine e di pulizia… nonché una profonda noia…

Nel pomeriggio proseguiamo verso est e alla sera siamo nei dintorni di Buffalo, NY.

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20 Agosto 2006

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Dedichiamo la giornata alla visita di Chicago, una città che mi sorprende per lo stile, l’ordine, la praticità e la modernità.

Saliamo sulla Sears Tower, il grattacielo più alto negli Stati Uniti (e fino al 2004, del mondo, ma se si considerano le antenne rimane ancora ora il più alto).

La Union Station ci ricorda una delle scene più famose di “Gli Intoccabili”.

Al Millennium Park ci fermiamo sotto il sole per un pranzo a base di panini acquistati poco lontano.

Il Navy Pier ci ricorda il Pier 39 di San Francisco ed è altrettanto pieno di turisti. Sopra le nostre teste passano diversi aerei militari ed acrobatici che controbuiscono allo spettacolo della scenografia dei grattaceli sul lago Michigan. A piedi cerchiamo il “quartiere italiano”, che però una volta trovato non ci entusiasma più di tanto.

Alla sera ceniamo alla Blues House (mancano però i Blues Brothers!).

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19 Agosto 2006

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Arriviamo a Chicago nel pomeriggio e ci ritroviamo bloccati nel traffico cittadino, una novità per noi dopo tanti chilometri di strade larghissime e semideserte!

Al centro di informazioni turistiche, Lorenzo cerca un motel adatto alle nostre abitudini mentre gli altri inziano ad esplorare la celebre città. Sembra impossibile trovare posto in città, l’unica è un motel in periferia, oltre l’aeroporto.

Malvolentieri ripercorriamo l’autostrada ancora piena di traffico e cerchiamo il nostro albergo. Cosa non facile visto che le indicazioni stradali scarseggiano e la numerazione civica sembra totalmente priva di senso e di ordine.

A fatica ci arriviamo, depositiamo i bagagli e ritorniamo in centro. Sempre in auto, i mezzi pubblici non ci sono di aiuto.

In centro ceniamo da Carson’s Ribs, un ristorante famoso per le costine affumicate con la loro speciale salsa BBQ. Prima di rientrare esploriamo il downtown, completamente deserto e avvolto da un silenzio straordinario.

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18 Agosto 2006

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Proseguendo verso est, entriamo nello stato del South Dakota. Ci fermiamo a Deadwood, un paese nato durante la corsa all’oro nelle Black Hills iniziata nel 1876.

La città godeva della fama di vero paese del West, con sparatorie, scommesse, prostitute e il sogno di scoprire una vena di puro oro in miniera. Come spesso accadde, ebbero successo solo i venditori di pale e picconi e i gestori dei forni.

Questi ed altri aneddoti ci vengono spiegati da un ragazzino che ci fa da guida in una piccolissima miniera appena fuori dal paese (la Broken Boot Gold Mine).

Un altro pezzo di storia ha reso famosa Deadwood viene inscenato presso il “Saloon No. 10“, luogo della morte del ricercatissimo Wild Bill Hickok (compagno della leggendaria Calamity Jane).

Qui viene narrata per filo e per segno la leggenda dell’assassinio di Wild Bill ad opera di un certo Jack McCall.

Ma basta con la storia… Sempre nelle Black Hills visitiamo, furtivamente, Mt. Rushmore. Lo chiamano “national memorial” ed è a opinione comune la massima espressione del fanatismo americano nei confronti dei loro presidenti.

In verità a nessuno interessava particolarmente come escursione, ma vuoi passarci vicino e non farci un giretto?

Da bravi italiani vogliamo fare un paio di foto e andare via, ma tutt’intorno al monumento vige il divieto di fermata (e sappiamo bene che non è il caso di sfidare le autorità) e qualsiasi ulteriore accesso è a pagamento. Tutto sommato non ci dispiace e riprendiamo il nostro viaggio verso ovest Segue una attraversata in auto del parco delle Badlands. Passiamo la notte e buona parte della giornata successiva alternandoci al volante diretti verso Chicago

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