4 Agosto 2008, Windhoek, Gross Barmen

airnamibia.jpg

Albeggia su un orizzonte piattissimo, sotto un cielo perfettamente limpido e l’aereo inizia la sua discesa. Da finestrini finalmente vedo questa Africa che tanto fa paura e tanto affascina. Nella luce rossa dell’aurora intravedo sotto le ali una vastissima distesa di “bush”, una terra rossa e arida sparsa di cespugli e piccoli arbusti. Spaziati l’uno dall’altro, non ammassati tra loro. Segni di vita umana: zero. Non una casa, non una strada, nemmeno un sentiero. Niente.

Eppure l’aereo si abbassa sempre più. Strano, dovremmo vedere un qualche hangar oramai, o perlomeno un parcheggio… un segno di vita…! Siamo a poche decine di metri d’altezza ma ancora nulla… stiamo atterrando! Nulla! Solo cespugli e arbusti e terra e spazio e la luce del mattino e le ombre lunghe e… Nulla!?

All’ultimissimo momento ecco una recinzione e l’asfalto. Sono arrivati giusto in tempo. Tocchiamo terra. In Africa.

E il terminal?

L’aeroporto di Windhoek è piccolissimo e c’è solo il nostro aereo sul piazzale. Scendiamo dalle scalette ma dobbiamo raggiungere il “terminal” a piedi. Nessuno rischio di sbagliarsi però, almeno 20 uomini e donne addetti alla sicurezza fanno sì che nessuno devii dal percorso assegnato. Urka!

Controllo passaporti, coda interminabile (hey, non siamo mica in Europa!) timbro e poi svoltato l’angolo ecco il ritiro bagagli con un paio di miseri nastri pieni di valige. Ah, e uno sportello per denunciare le armi… con tanto di turisti in divisa kaki con accento tedesco che svolgono le pratiche… stiamo scherzando vero?

Non capisco come mai ma la mia valigia sia già stata tolta e appoggiata di lato. Della tenda invece non c’è traccia. Porcamiseria ed io che sono stato a preoccuparmi del peso! E questi decidono di alleggerirmi a forza? Maledetti! Denuncia di rito e poi boh, come diavolo me la spediranno? Dove? Mi rassegno intanto: niente tenda, mi tocca alla fine noleggiarla.

Maledetti.

Un attimo dopo e siamo fuori dall’aeroporto al ritiro delle auto a noleggio. Abbiamo tre bellissime Hyundai nuove e comode ma con un bagagliaio piccolissimo! Riusciamo a fatica a farci stare le borse… ma dobbiamo ancora andare a ritirare l’attrezzatura da campeggio!
La coordinatrice striglia l’addetto Europcar poiché noi abbiamo richiesto dei pick-up e non importa quanto queste siano più comode e veloci, noi non abbiamo posto per nulla! Alla fine la promessa è di farcele avere per sera, non appena rientrano dal Sud Africa (?!). Okay, tutti a bordo e partiamo per Windhoek.

Le strade sono buone caspita! Asfaltate, dritte, larghe, con pochissimo traffico. Sicuri che ci servono i pick-up?

In Windhoek il paesaggio cambia, ora siamo in una cittadina dall’aspetto decisamente europeo, ci sono case in muratura con tetti spioventi, giardini, scuole, chiese. Le strade hanno nomi tedeschi o inglesi ma la “Robert Mugabe Drive” ci ricorda che l’apparenza qui inganna. La Namibia è sì pacifica, democratica e moderna, ma non dista molto né dallo Zimbabwe né dall’Angola. E il vicino Sud Africa ultimamente è stato teatro di qualche situazione violenta. D’altronde, infatti, queste belle casette hanno delle recinzioni impressionanti, spesso con filo spinato o addirittura elettrificazioni.

Arriviamo alla “Camping Hire Namibia” dove prenoteremo tutta l’attrezzatura necessaria per il viaggio. Qui Maike e Frauke, due donne di chiara origine e impronta tedesca ci preparano l’occorrente (comprese sedie pieghevoli e tavoli!) in attesa dell’arrivo dei pick-up promessi. Un breve stop al “Chameleon” e si parte, direzione Gross Barmen, verso nord, sulla via per il parco Etosha.

Verso le 14 arriviamo a Gross Barmen, un centro termale nel mezzo del nulla. Montiamo le tende (in uno spiazzo di terra battuta) e ci avviciniamo alla zona ristorante. È troppo tardi per il ristorante ma la “zia Weezie” ci può preparare dei hot-dog. Non ci siamo ancora allineati allo stile di vita africano ed al clima vacanziero e inconsciamente ci attendiamo un trattamento ultra-rapido e puntuale degno delle migliori trattorie nostrane. Qui no. Zia Weezie prende i nostri ordini un po’ per volta, con la giusta calma, poi sparisce in cucina per poi riemergere una vita dopo, con i nostri hot-dog stracolmi di ketchup e senape.
Visto il livello di organizzazione e considerando che siamo gli unici ospiti pensiamo di portarci avanti e prenotare già subito per la cena, mossa questa che ci assicura le corrette quantità (industriali) di carne bovina e di selvaggina.

Il pomeriggio prosegue stancamente alternando tra la piscina termale (bollente) e la piscina esterna (gelida) fino al tramonto quando convergiamo tutti sul ristorante. Ceniamo a base di ottimi T-bone steak (carne di manzo) e Wild steak (carne di orice) per poi tornare alle tende, al tramonto, dove poco più tardi entriamo in possesso delle nuove macchine! E che macchine! Sono i mitici HiLux della Toyota!

Al calar del sole verifichiamo cosa significa trovarsi in una zona quasi-desertica, a circa 1200 metri di altitudine: fa maledettamente freddo. Dormo a fatica, vestito con due o tre strati, nel sacco a pelo sigillato, con un compagno di tenda che russa allegramente.

11:07 pm Namibia 2008
Leave a Comment

Your comment

You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Please note: Comment moderation is enabled and may delay your comment. There is no need to resubmit your comment.